Manovra: ancora insufficienti i provvedimenti annunciati dal Governo.

La pagella di Federconsumatori, misura per misura, con le rivendicazioni dei cittadini.

Le misure illustrate dal Governo, contenute in una manovra economica che, stando alle premesse, arriverà blindata in Parlamento, ci lasciano scettici sotto diversi punti di vista.

Anzitutto perché non si coglie un indirizzo chiaro di politica economica per il Paese, mentre si finanziano misure contingenti in gran parte a debito, cioè scaricando sul futuro il loro costo, sulla base di previsioni di crescita eccessivamente ottimistiche, soprattutto in ragione della grave situazione internazionale.

La manovra, infatti, assume un aumento del Pil dell’1,2 % nel 2024, mentre tutti gli osservatori indipendenti ne fanno una stima massima allo 0,8%, e questo aumenterà il disavanzo oltre il parametro europeo, con l’effetto di aumentare la spesa per interessi sui titoli di Stato e lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi, tornato stabilmente oltre i 200 punti base.  Non si tratta solo di numeri, ma della vita delle persone su cui peseranno l’aumento dei prezzi dei generi di largo consumo, l’aumento del costo del denaro, la mancanza di investimenti pubblici e la riduzione dei servizi sociali, limitati da un debito pubblico probabilmente crescente e dalla perdita delle risorse europee.

E poi perché, pur osservando qualche piccolo segnale positivo, sono ancora tante, troppe, le disposizioni che avremmo voluto trovare in manovra, ma delle quali non vi è traccia.

Grandi assenti dalla manovra risultano:

  • il taglio delle accise sui carburanti e la sterilizzazione degli oneri di sistema in bolletta;
  • la proroga del mercato tutelato, sia per il gas che per l’energia elettrica;
  • la definizione di un fondo per contrastare la povertà energetica;
  • la rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo e strumenti efficaci di controllo dei prezzi;
  • misure a favore delle famiglie che non riescono a sostenere le rate dei mutui a tasso variabile.

Federconsumatori ha stilato una pagella dei principali interventi che, anche quando presentino un profilo apprezzabile, risultano tuttavia carenti sicuramente dal punto di vista delle famiglie, del sostegno ai bassi redditi e del contrasto al carovita e al caro-energia che, anche alla luce del conflitto in Medio Oriente, tornerà un tema caldo dell’inverno.

  • Taglio del cuneo e riforma fiscale: 5 =

Sul taglio del cuneo fisale apprezziamo la proroga, anche se, come chiediamo da tempo, riteniamo necessario che tale misura assuma carattere strutturale. Sulla riforma fiscale, inoltre, riteniamo si possa fare molto di più: è necessario ristabilire equità, definendo una progressività della tassazione maggiormente aderente alla realtà e favorevole ai redditi fissi medi e bassi, quelli che maggiormente risentono, in termini di erosione del potere di acquisto e di peggioramento del proprio tenore di vita, le conseguenze della forte spinta inflattiva e quelli che reggono più di chiunque altro il carico delle entrate erariali complessive del Paese, con le imposte dirette e indirette che pagano.  Serve, invece, un maggior sostegno alle pensioni, rivalutandole equamente, e alla contrattazione collettiva, attraverso la detassazione degli aumenti e il ripristino del drenaggio fiscale sulle detrazioni, e non bastano le limitate agevolazioni sui fringe benefit.

  • Contrasto all’evasione ed elusione fiscale: 3

Su questo punto riteniamo del tutto insufficiente l’azione definita dal Governo: in un Paese in cui l’evasione fiscale ammonta, stando alle più recenti minori stime, a circa 87 miliardi l’anno, il Governo che ha deciso di premiare il lavoro autonomo con una flat tax al 15% del tutto iniqua e con una singolare forma di concordato fiscale preventivo, non trova ora di meglio che prendere di mira i versamenti fiscali presuntivamente omessi da colf e badanti, evidentemente considerandola una tra le categorie maggiormente responsabili del dissesto della finanza pubblica, piuttosto che un ausilio sociale indispensabile per le famiglie.  Sorge il dubbio che tale scelta sia stata molto influenzata dal fatto che moltissime persone che svolgono questo mestiere siano cittadini extracomunitari, soprattutto donne.

  • Extraprofitti: 4 =

Tante aziende in questi anni critici per i cittadini, che s’impoveriscono sempre più, di giorno in giorno, hanno accumulato profitti spropositati, e stanno continuando a farlo.  È quindi giusto come non mai chiamarle a contribuire di più al benessere della collettività e alle misure aggiuntive di sostegno sociale che servono ora ai più bisognosi, tassando maggiormente quei profitti che vanno oltre un certo limite accettabile e che sono stati generati dai consumi collettivi, non solo per le aziende che operano nel settore energetico, ma anche in quello bancario e finanziario, farmaceutico, commerciale o nelle grandi piattaforme online.  Non solo occorre trovare una maniera efficace per tassare maggiormente i larghi extraprofitti realizzati dalle imprese nei diversi settori, ma anche per assoggettare a contribuzione le transazioni speculative finanziarie e commerciali, precisandone meglio la fattispecie giuridica, e i grandi patrimoni che ancora si avvalgono di una normativa nazionale elusiva degli obblighi fiscali più unica che rara.

  • Assicurazioni: 7 (con riserva)

Bene l’istituzione del fondo nel settore assicurativo per il ramo vita: per la definizione della sua operatività e dei dettagli ci auguriamo siano convocate le Associazioni dei Consumatori, da sempre attive nella tutela degli assicurati di fronte a fallimenti e default.

  • Bonus 110%: 4

Se la mancata proroga e la progressiva limitazione della misura erano già previste da tempo, resta a nostro avviso prioritario e urgente risolvere le criticità e sbloccare i crediti incagliati, che rischiano di mandare in rovina molte imprese e famiglie. Ma su questo la manovra tace.

  • Sanità: 4

I 3 miliardi annunciati sulla sanità riportano il finanziamento complessivo del SSN a 136 miliardi, ma in realtà continua così a diminuire il rapporto tra PIL nazionale e investimenti nella sanità pubblica, dei quali si programma in quest’anno e nei prossimi la sistematica riduzione, a esclusivo beneficio dei servizi privati e dei ceti più abbienti che possono utilizzarli a pagamento.   Va poi specificato che 2,3 dei suddetti 3 miliardi sono destinati al rinnovo dei contratti del personale sanitario e il resto dovrebbe servire a ridurre le liste d’attesa, divenute ormai insopportabili.  Ma tali risorse sono insufficienti e c’è il rischio che finiscano unicamente nelle casse degli istituti convenzionati, piuttosto che per potenziare le strutture pubbliche.  La pandemia ha rivelato le gravi carenze da affrontare e l’urgenza di investimenti pluriennali molto più consistenti per rendere il SSN adeguato ai bisogni del Paese, che alcune stime quantificano in 20 miliardi aggiuntivi all’anno, che restano un miraggio, malgrado le promesse elettorali e gli impegni solennemente assunti nelle fasi più critiche davanti agli eroici sacrifici degli operatori sanitari.  Controversa, poi, la misura che impone ad alcuni cittadini extracomunitari di pagare fino a 2.000 euro per avere accesso al servizio sanitario nazionale: attendiamo di analizzarla in dettaglio per valutarne il contrasto con l’art. 32 della Costituzione, che pone quello alla salute quale diritto fondamentale della persona.

  • Residenze universitarie: 5 =

Mentre gli studenti, con l’UDU in prima linea, protestano nelle piazze di tutta Italia, dove piantano le tende per denunciare il loro disagio abitativo e l’impossibilità degli affitti nelle città universitarie, il Governo annuncia un timido passo per aumentare i posti letto.  Purché sia solo l’inizio: c’è ancora molto da fare per avere standard soddisfacenti di garanzia del diritto allo studio ai ragazzi nel nostro Paese ed evitare la loro fuga all’estero, dalle residenze universitarie ai servizi urbani, dai libri di testo alle attività culturali, sportive e ricreative, dalle biblioteche all’assistenza sanitaria, dai trasporti alle tasse scolastiche.

Scandalo scommesse: la ludopatia non è un gioco.

Se accertata, va curata con percorsi mirati. Le vittime celebri diventino protagoniste della lotta a questa grave patologia.

È singolare, a tratti sconfortante, come il tema delle patologie legate all’azzardo torni all’attenzione generale solo in occasione dello scandalo delle scommesse di calciatori professionisti. Ragazzi che, in modo compulsivo ed estremo, hanno sprecato i frutti del proprio lavoro su piattaforme illegali, ma in perfetta continuità con quelle legali. Ragazzi che, per infiniti anni, troveranno il proprio nome associato a fatti illeciti e a provvedimenti assunti nei loro confronti.

Federconsumatori è un soggetto impegnato, con tanti altri, sul fronte del contenimento dell’azzardo, legale e illegale, lontano da ogni approccio proibizionista. Noi segnaliamo gli effetti drammatici sulla salute delle persone, sui bilanci personali e familiari, sui percorsi di vita interrotti, a volte per sempre. Con il nostro recente “Libro nero”, dedicato all’azzardo legale on-line, abbiamo affrontato il tema della crescita vertiginosa di questo canale, del suo utilizzo da parte della malavita organizzata, della fascinazione esercitata sui ragazzi e sulle ragazze.

I giovani calciatori sono rappresentativi della propria generazione, solo le forti disponibilità economiche li distinguono dai milioni di ragazzi e ragazze che giocano e scommettono on-line. Tra di loro molti sono i minorenni, grazie all’abuso di identità. La Magistratura farà il suo corso, e le responsabilità andranno accertate, ma in caso di verificata dipendenza da azzardo questi giovani dovranno prima di tutto essere curati, avviando gli opportuni percorsi terapeutici. Al termine di questi potrebbero persino diventare testimoni, nel mondo sportivo e nelle scuole, dei rischi e dei danni portati dall’azzardo, legale e illegale.

Crediamo allo stesso tempo che vada “distanziato” il mondo del calcio da quello dell’azzardo, senza alcuna ambiguità. Va reso effettivo e reale il divieto di pubblicità dei giochi; anzi, le gare debbono essere occasioni nelle quali si pubblicizzano i rischi che corrono i giocatori d’azzardo. Vanno allontanati dal mondo del calcio i cattivi maestri, quelli che sono manifesti viventi dell’azzardo. Un cambiamento che dovrebbe essere accompagnato da norme precise, chiaramente ispirate alla tutela dei più giovani.

È necessario un radicale cambiamento di approccio e di mentalità, evitando in ogni modo di accostare allo “sport più bello del mondo” e ad ogni sport le false speranze dell’azzardo, le scorciatoie che rischiano di portare, anche a vent’anni, a conseguenze drammatiche.

Alimentazione: pausa pranzo sempre più cara. Un pasto tipo presso una tavola calda/bar costa 14,89 euro, +8% rispetto al periodo pre-pandemia.

Circa il 39% di chi pranza fuori casa opta per il fai da te.

Abbandonato lo smart work e tornati a lavorare quasi pienamente in presenza gli italiani sono di nuovo alle prese con gli aumenti relativi ai costi della pausa pranzo.

Se nei supermercati e negli alimentari i prezzi sono schizzati alle stelle, presso mense, esercizi di ristorazione, self-service, punti di ristoro e bar sono andati anche oltre, motivo per cui sono sempre di più gli italiani che, per affrontare al meglio la propria giornata lavorativa, si portano da casa il pranzo e la merenda. Che sia motivata dall’esigenza di risparmiare o da scelte salutiste, si tratta di una tendenza che negli ultimi anni si è affermata sempre di più tra i cittadini, arrivando a interessare oltre il 39% dei lavoratori full time.

L’aggiornamento delle rilevazioni dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, infatti, ha registrato forti incrementi di prezzo dei prodotti venduti presso punti ristoro, bar e mense: del +11,09% nel 2023, rispetto al 2019.

Un pasto tipo, composto da: acqua, piatto di pasta, dessert e caffè consumato in una tavola calda/self-service può arrivare a costare 14,89 euro al giorno, per un totale di 297,80 euro al mese.

 

PAUSA PRANZO 2001 2019 2023 2023/2001 2023/2019
BAR/MENSA/TAVOLA CALDA Euro Euro Euro Var. % Var. %
   
CAFFE’ € 0,62 € 1,10 € 1,20 94% 9%
ACQUA (1/2 lt) € 0,52 € 1,85 € 1,99 283% 8%
PIZZA TONDA (CONDITA) € 3,36 € 8,80 € 9,00 168% 2%
PIZZA TONDA MARGHERITA € 4,00 € 7,50 € 8,00 100% 7%
PIATTO DI PASTA € 2,32 € 6,70 € 7,20 210% 7%
PIATTO DI PASTA AL PESCE € 2,84 € 8,60 € 9,00 217% 5%
CARNE AL PIATTO € 3,36 € 8,10 € 9,50 183% 17%
PESCE AL PIATTO € 3,87 € 9,70 € 9,90 156% 2%
DESSERT AL PIATTO € 2,07 € 4,20 € 4,50 117% 7%
GELATO € 0,77 € 3,00 € 3,00 290% 0%
TRAMEZZINO € 0,77 € 2,60 € 3,10 303% 19%
PANINO € 1,55 € 3,65 € 4,85 213% 33%
CAPPUCCINO E CORNETTO € 1,19 € 2,30 € 2,80 135% 22%
INSALATONA € 3,36 € 8,99 € 9,90 195% 10%
PIZZETTA ROSSA € 0,77 € 2,99 € 3,20 316% 7%

 

PASTO TIPO 2001 2019 2023 2023/2001 2023/2019
BAR/MENSA/TAVOLA CALDA          
ACQUA (1/2 lt) € 0,52 € 1,85 € 1,99 283% 8%
PIATTO DI PASTA € 2,32 € 6,70 € 7,20 210% 7%
DESSERT AL PIATTO € 2,07 € 4,20 € 4,50 117% 7%
CAFFE’ € 0,62 € 1,10 € 1,20 94% 9%
TOTALE € 5,53 € 13,85 € 14,89 169% 8%

 

Per chi sceglie di rinunciare alla “pausa pranzo” nei punti self-service/bar/mense e preferisce portarsi il pranzo da casa lo stesso pasto tipo home made costa circa 3,90 euro, cioè il 74% in meno rispetto a quello acquistato.

Alla luce della larga diffusione di questa abitudine sono aumentate anche le opzioni a disposizione dei cittadini per preparare il proprio pasto fai da te o ricorrere a prodotti pronti, acquistabili direttamente nelle corsie di supermercati o alimentari: confezioni di piatti monoporzione, verdure cotte confezionate, affettati monodose, insalate con tanto di condimenti, ce n’è per tutti i gusti e per tutte le diete. Ma, rispetto al 2019, anche i prezzi di questi prodotti sono aumentati notevolmente: in media del +10%.

Dall’altro lato gli esercenti non si danno per vinti e, per contrastare l’avanzata del fai da te, si affidano alla fantasia, alle ricette originali e alle promozioni: dalle toasterie ai punti ristoro biologici e vegan, dalla riscoperta dei panini più tradizionali al fioccare di offerte e tessere fedeltà che offrono sconti e bonus (ad esempio bevande o dessert gratuito dopo un certo numero di consumazioni).

Nel dettaglio, di seguito sono disponibili i costi rilevati dall’O.N.F. relativamente ai costi dei prodotti preconfezionati monoporzione, nonché un focus sui costi di contenitori, scaldavivande e portapranzo.

 

PAUSA PRANZO FAI DA TE 2015 2018 2019 2023 2023/2019
Euro Euro Euro Euro Var. %
KIT / ACCESSORI
THERMOS  €   26,96  €   27,40  €   28,50  €   29,90 5%
PORTAVIVANDE  €   10,90  €    11,10  €    11,90  €   12,50 5%
PORTAVIVANDE SOTTO VUOTO  €   22,35  €   21,50  €   22,00  €   21,50 -2%
SCALDAVIVANDE ELETTRICO  €   45,00  €   45,00  €   38,85  €   38,85 0%
INSALATIERA / PIATTO  €     4,44  €     4,50  €     4,50  €     4,50 0%
BORSA PORTA PRANZO  €   13,00  €   12,50  €   12,20  €   14,90 22%
POSATE  €     4,50  €     4,80  €     4,99  €     5,60 12%
 
PRODOTTI MONODOSE
SUPERMERCATO/ALIMENTARI
INSALATA MONOPORZIONE  €     3,60  €      3,55  €      3,55  €     3,90 10%
FRUTTA TAGLIATA  €     4,50  €     4,50  €     4,50  €     4,69 4%
ZUPPA MONODOSE  €     2,99  €      3,10  €     3,20  €     3,60 13%
VASCHETTA PROSCIUTTO E FORMAGGIO  €     2,60  €     2,70  €     2,80  €     2,99 7%
VASCHETTA DI COUS COUS  €     3,50  €     3,70  €      3,79  €     4,50 19%
VERDURE PRECOTTE  €     2,99  €     3,20  €     3,50  €     3,69 5%

Fatturazione a 28 giorni: l’Antitrust rimodula le sanzioni alle compagnie telefoniche.

Finalmente si pone fine a una lunga vicenda, anche se avremmo preferito una risoluzione più severa.

Dopo anni di battaglie combattute a colpi di segnalazioni, sentenze, pronunciamenti e ricorsi, l’Antitrust ha rimodulato le multe comminate alle compagne telefoniche coinvolte nella tormentata vicenda della fatturazione a 28 giorni: le ammende passano da 14,7 milioni a 12,69 milioni di euro per Fastweb, da 114,39 milioni a 100,67 milioni di euro per Tim, da 59,97 milioni a 52,77 milioni per Vodafone e da 38,97 milioni a 36,37 milioni per Wind Tre.

L’Autority si è pronunciata in seguito alla decisione del Consiglio di Stato – che nei mesi scorsi ha confermato l’accertamento dell’infrazione ma ha disposto, appunto, la revisione delle sanzioni precedentemente irrogate – in una misura che ci lascia almeno in parte amareggiati. Accogliamo sì con favore la definizione delle multe ma, considerando come si sono svolti i fatti, confidavamo in una decisione più severa. Com’è noto, la vicenda è iniziata a partire da un comportamento illecito e scorretto da parte delle aziende e si è poi protratta per anni. Federconsumatori si è battuta con ogni mezzo per rivendicare i diritti degli utenti coinvolti, anche quando le compagnie prima hanno tardato ad ottemperare alle disposizioni di Autorità e Tribunali e poi hanno deliberatamente ostacolato con i propri comportamenti l’erogazione degli indennizzi, in particolare istituendo complesse procedure di richiesta dei rimborsi e impedendo il pagamento automatico delle somme stesse.

Quanto accaduto dimostra ancora una volta la necessità di attribuire maggiori e più concreti poteri alle Authority; inoltre, considerando i tempi irragionevolmente lunghi con cui gli organi competenti hanno affrontato la questione, il pagamento pieno – se non la maggiorazione – delle sanzioni irrogate avrebbe rappresentato almeno un barlume di equità questa lunga, estenuante e deludente vicenda.

Prezzi: l’inflazione al 5,3% determina ricadute di 1.579,40 euro annui a famiglia.

Necessarie reali ed efficaci misure a sostegno delle famiglie, da inserire già in manovra.

L’Istat conferma a settembre il tasso di inflazione al 5,3%, con un aumento del +0,2% su base mensile. Il carrello della spesa si attesta, invece, al +8,1%. Con l’inflazione a questi livelli le ricadute per ogni famiglia, in termini annui, sono pari ad un aggravio di 1.579,40 euro.

Continuano a preoccupare i costi dei beni alimentari, il cui tasso, seppure in discesa si attesta sempre su livelli elevatissimi, al +8,4%, che si traduce in un aggravio di 471 euro anni a famiglia.

A tutto ciò si aggiungono gli aumenti sul fronte dell’energia, quelli già decisi (+18,6% per l’elettricità e +4,8% per il gas, per i clienti sul mercato tutelato) e quelli che, a causa dei conflitti in atto, potrebbero aggravare una situazione già precaria.

Si tratta di aumenti insostenibili per molte famiglie, costrette a un numero sempre maggiore di rinunce e sacrifici, a partire dalla riduzione di consumi di carne e pesce (-16,9%) e dal ricorso sempre più assiduo ai discount (+11,9%), senza trovare, nemmeno lì, prezzi accessibili.

“Di fronte ad una crisi così accentuata risulta sempre più evidente come il trimestre anti-inflazione si configuri sempre di più come un’operazione di facciata, tra l’altro non priva di criticità nella sua applicazione, del tutto insufficiente a dare respiro alle famiglie.” – Afferma Michele Carrus, Presidente Federconsumatori.

È necessario ed urgente che il Governo si impegni inserendo in manovra misure urgenti per:

  • Prorogare il mercato tutelato di un tempo congruo a risolvere ogni criticità e a tutelare i cittadini da aumenti improponibili in questa fase;
  • Mettere in atto l’attesa e improrogabile riforma delle accise e degli oneri di sistema sui beni energetici e carburanti;
  • Rimodulare l’Iva sui generi di largo consumo (con un risparmio di oltre 531,57 euro annui a famiglia con la nostra proposta);
  • Attivare seri e tempestivi monitoraggi dei prezzi attraverso Comitati di sorveglianza costituiti territorialmente, con la partecipazione delle Associazioni dei consumatori e sotto il coordinamento di Mr. Prezzi, per contrastare prontamente ogni fenomeno speculativo;
  • Ampliare le misure di sostegno a favore delle famiglie che non riescono a sostenere le rate dei mutui a tasso variabile.

Sono solo alcune delle misure fondamentali che è necessario avviare con urgenza, insieme alla conferma del taglio del cuneo fiscale che secondo le ultime notizie è previsto in manovra.

Le risorse per farlo vanno ricercate attraverso una seria azione di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, nell’introduzione di una tassazione strutturale progressiva sugli extraprofitti delle imprese (dal settore energetico a quello farmaceutico, ad esempio) e nell’incremento di forme di tassazione sulle transazioni finanziarie.

Banche: crescono le criticità sul trasferimento di molti correntisti da Banca Intesa a Isybank.

Riaprire i termini per chi non vuole aderire.

Come purtroppo avevamo previsto, stanno emergendo numerose criticità sulla vicenda del “trasferimento” di molti correntisti di Intesa Sanpaolo alla banca digitale Isybank.

Un’operazione condotta in modo discutibile, soprattutto per quanto riguarda la gestione dell’informazione agli utenti.

La banca, infatti, ha iniziato a inviare comunicazione del passaggio dal 19 luglio scorso, dando sì la possibilità di restare in Intesa, purché si comunicasse tale intenzione al numero verde dedicato entro il 30 settembre.

Chi aveva scelto di ricevere comunicazioni in formato digitale, ma non ha aperto il proprio home banking o non ha visualizzato i documenti online in tale lasso di tempo, si è ritrovato, suo malgrado, trasferito da Banca Intesa alla banca digitale del gruppo.

Abbiamo sollevato, fin dal primo momento, tutte le criticità di un’operazione che, se gestita senza tutte le dovute precauzioni, avrebbe dato luogo a numerosi problemi e contestazioni, andando ad intasare gli sportelli e gli uffici reclami della banca.

Le carenze si riscontrano prima di tutto sul piano comunicativo: la modalità dell’opt-out, ovvero l’obbligo di comunicare la volontà di non aderire, avrebbe dovuto essere a nostro avviso ribaltata, richiedendo l’espressa adesione da parte dell’utente. Inoltre, sul sito della banca non è presente alcun riferimento a tale passaggio. Chi, invece, ha contattato il numero verde per manifestare la volontà di non aderire, non ha ancora ricevuto conferma in tal senso.

Ma i problemi non si fermano qui: sono molti i correntisti che lamentano di essere stati inseriti tra i potenziali fruitori ottimali del nuovo servizio senza presentare le caratteristiche di profilazione, tra cui l’età e l’utilizzo prevalente e quasi esclusivo di servizi digitali.

Un’altra criticità si manifesta sul piano dei servizi: ad oggi alcune funzionalità presenti in Banca Intesa sono limitate o non disponibili con la banca nuova digitale. È fortemente ridotta, inoltre, la possibilità di recarsi presso gli sportelli, salvo che per alcune specifiche operazioni; motivo per cui la banca sta programmando la riduzione del numero di sportelli sul territorio, con gravi conseguenze in termini occupazionali e di accessibilità al servizio per gli utenti.

Troviamo più che discutibile, poi, la scelta dei tempi: sia per quanto riguarda la scelta del periodo estivo per mettere in atto tale operazione, sia per via del limitato tempo concesso per comunicare la volontà di non aderire.

Banca Intesa aveva assicurato alle Associazioni dei Consumatori uno specifico incontro tecnico per discutere di tali criticità, che non ha ancora avuto luogo.

Alla luce di ciò, viste le numerose richieste di aiuto pervenute, Federconsumatori sta assistendo migliaia di cittadini che, inconsapevolmente, si sono trovati clienti di un’altra banca. Ma vista la mole di lamentele e segnalazioni siamo convinti sia doveroso un passo indietro da parte di Banca Intesa, che invitiamo almeno a riaprire i termini per manifestare la mancata volontà di adesione alla proposta, nonché a permettere, anche in seguito, ai clienti di rientrare in possesso del conto originario senza lungaggini e soprattutto senza dover sottoscrivere un nuovo contratto. In assenza di ciò, porteremo avanti le istanze dei clienti e non possiamo escludere l’avvio di iniziative anche di carattere legale per tutelare gli interessi degli utenti coinvolti.

Prezzi: lo spot del carrello tricolore non basta.

Nell’incontro con il ministro abbiamo chiesto misure concrete ed efficaci per sostenere le famiglie in questa fase difficile.

Oggi, nell’ambito dell’incontro del Cncu alla presenza del ministro Urso, abbiamo richiesto al Governo interventi più incisivi e coraggiosi per sostenere le famiglie e aiutarle a fronteggiare i forti rincari in atto.

Non basta, infatti, mettere a disposizione sconti e prezzi calmierati, con modalità e criteri non esattamene chiari. Il carrello tricolore, come è stato ribattezzato, può anche essere stato ideato con le migliori intenzioni, ma di fatto, così come è stato realizzato, sarà probabilmente inefficace, se non come spot pubblicitario. Anzi, più prossimo, forse, a una pubblicità ingannevole, visto che dalle nostre rilevazioni e dalle segnalazioni degli utenti emerge che molti esercizi aderenti non hanno dato alcuna rilevanza agli sconti né alla composizione del paniere, così aleatoria e non accompagnata, per es., da misure condizionali di supporto.

Risultati maggiori e decisamente più importanti per i bilanci delle famiglie si otterrebbero anche solo operando una riforma delle aliquote IVA (che secondo uno studio dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori consentirebbe un risparmio di 531,57 euro annui a famiglia) e una generale rimodulazione di accise ed oneri di sistema su carburanti ed energia, a maggior ragione viste le nuove impennate (gas +4,8% ed elettricità +18,6%). In tal senso, oltre a prolungare la sterilizzazione degli oneri sul gas sarebbe necessario e urgente tornare ad azzerarli anche sull’energia elettrica, così come sarebbe indispensabile operare un taglio sulle accise, prevedendo anche, una volta per tutte, l’applicazione dell’IVA su tali imposte.

In tema energetico, inoltre, è indispensabile e doveroso un passo indietro per quanto riguarda la fine del mercato di maggior tutela: in una fase come quella attuale è impensabile avviare un’operazione di questo tipo, che non farebbe altro che dare i clienti in pasto alle bramosie di un mercato ancora troppo ricco di criticità, incertezze e abusi.

Per quanto riguarda i prezzi e le misure realmente efficaci per il loro contenimento è necessaria la creazione di Osservatori territoriali, coordinati da Mr. Prezzi, che rilevino tempestivamente la dinamica dei prezzi al consumo su un paniere definito di beni e servizi, informando i cittadini sul prezzo più conveniente praticato localmente, adottando al contempo un serio e più efficace controllo sui fenomeni speculativi.

Infine, in tema di sostegno alle famiglie, non si può non intervenire su quello che è uno dei motivi di maggiore sofferenza per i cittadini interessati: il pagamento delle rate dei mutui, specialmente quelli a tasso variabile i cui tassi sono aumentati sensibilmente. Le misure introdotte dal Governo, anche laddove applicate (riceviamo moltissime segnalazioni di cittadini che denunciano dinieghi da parte degli istituti bancari), non sono sufficienti: sono necessari interventi straordinari, che non si limitino ad un ampliamento delle possibilità di sospensione e a una estensione di tali misure anche a chi è in ritardo/difficoltà con il pagamento delle rate, ma che prevedano la ridefinizione dei piani di ammortamento in modo da rendere sostenibile la rata per i cittadini. Federconsumatori, in tal senso, sta studiando una proposta innovativa, che potrebbe riportare le rate dei mutui a tasso variabile su livelli accettabili, che non dovrebbe trovare troppe obiezioni da parte degli istituti bancari.

Non dimentichiamo che proprio questi ultimi, inoltre, insieme alle aziende energetiche, sono tra i percettori dei maggiori extraprofitti generati negli ultimi anni. Extraprofitti sui quali è opportuno disporre una adeguata forma di tassazione, così come sulle rendite finanziarie, in modo da reperire fondi utili da destinare alle misure di sostegno alle famiglie appena descritte.

Energia: il Governo metta uno stop al percorso farsa della fine tutela nel mercato del gas.

Troppa confusione, poche tutele. Urgente disporre la proroga almeno di un anno.

Come abbiamo denunciato più volte, l’inizio del percorso che porterà alla fine del servizio di maggior tutela nel settore del gas è iniziato nel peggiore dei modi, all’insegna dell’improvvisazione, di comportamenti erratici delle aziende e dello spregio dei più elementari diritti dei consumatori.

Gli utenti del servizio di maggior tutela stanno ricevendo, in questi giorni, le lettere da parte del proprio gestore, che li invita a sottoscrivere l’offerta più conveniente sul libero mercato tra quelle disponibili nel proprio pacchetto. Pena, in caso di mancata sottoscrizione, di ritrovarsi da gennaio con un contratto applicato in automatico, che sarà, quasi certamente, peggiorativo.

Il contenuto delle lettere è complicato, non facile da decifrare. Per di più offerte sono scritte con caratteri molto piccoli, corredate da sigle ai più ignote. Comprendere e scegliere non è affatto semplice.

Ma il vero capolavoro sono i tempi entro cui i cittadini devono accettare le offerte proposte loro dall’attuale gestore: alcune aziende non indicano nessuna scadenza, altre la fissano al 31 ottobre, altre il 10 ottobre, altre ancora il 5 ottobre (quando la lettera è stata recapitata il 29 settembre).

Siamo di fronte al caos totale, nonché a comportamenti aziendali di bassa furbizia, che puntano chiaramente a spingere gli utenti verso offerte meno convenienti o scelte affrettate.

Complici sono, da un lato, le disposizioni di ARERA, che hanno previsto un percorso che non tiene in sufficiente considerazione le tutele per gli utenti, lasciando incomprensibili margini di discrezionalità alle aziende. Queste ultime non si sono lasciate sfuggire l’opportunità di approfittare della situazione a proprio vantaggio. Dall’altro lato pesa l’assenza assoluta di comunicazioni istituzionali che il Governo si era impegnato a mettere in campo per aiutare i consumatori a gestire nel migliore dei modi questo complicato passaggio.

Federconsumatori chiede al Governo, con grande urgenza, di fermare questo treno che ha già deragliato pochi metri fuori dalla stazione. Basta con gli annunci di singoli ministri o viceministri, occorre che il Consiglio dei Ministri assuma, già nelle prossime ore, una decisione formale di sospensiva, almeno per un anno, alla fine del servizio di maggior tutela per il gas e l’energia elettrica.

Energia: la bolletta dell’energia elettrica cresce del +18,6% nel IV trimestre.

Necessari interventi mirati e una proroga del mercato tutelato.

Come ogni trimestre l’Autorità per l’Energia ha aggiornato le tariffe dell’energia elettrica per i clienti sul mercato tutelato. Il sensibile aumento prospettato rappresenta una vera e propria doccia fredda e solleva grandi preoccupazioni per quello che potrà avvenire nei prossimi mesi.

Nel quarto trimestre 2023 la bolletta dell’elettricità subirà un nuovo incremento, superiore alle attese, del +18,6%. Questo si traduce in una spesa per la famiglia-tipo, nell’anno scorrevole, (compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2023), di circa 889,60 euro, segnando un -32,7% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (1° gennaio – 31 dicembre 2022).

Una spesa che si attesta su livelli notevoli, aggravata anche dalla reintroduzione degli oneri di sistema operata dal governo nei mesi passati, senza i quali la bolletta elettrica sarebbe stata decisamente più leggera.

In tale scenario di rincari, come se non bastasse, ci apprestiamo ad affrontare l’abolizione del mercato tutelato per l’energia e per il gas, che avverrà, con troppe criticità aperte. Sarebbe doveroso e di buon senso, vista la situazione di difficoltà che coinvolge le famiglie e visti i forti aumenti, prorogare di un tempo congruo il mercato tutelato. Dalle numerose segnalazioni che ci stanno pervenendo dagli utenti circa le proposte contrattuali delle aziende, nel settore del gas, per passare sul mercato libero, infatti, emergono prezzi più elevati e in nessun caso più convenienti.

Inoltre, l’avvio della fine del servizio di maggior tutela sta avvenendo in assenza di una seria campagna di informazione rivolta ai cittadini. Gli impegni che il Governo si era assunto, di promozione di campagne sui mezzi di informazione, sono stati completamente disattesi e lo stesso vale per il lavoro di comunicazione che ARERA doveva affidare alle Associazioni dei Consumatori.

Ancora una volta i cittadini sono tenuti all’oscuro di quanto sta avvenendo e questo è un fatto inaccettabile.

In queste ore sta crescendo il fronte dei soggetti che chiedono la proroga del servizio di tutela, è necessario che il Governo le recepisca velocemente per evitare ulteriori pasticci e confusione. È necessario inoltre che, il Governo, al posto di impegnarsi in operazioni di facciata e bollini pubblicitari, si adoperi per sostenere le famiglie in difficoltà stanziando un fondo contro la povertà energetica, fenomeno che sta dilagando nel Paese e che con questi aumenti e quelli che arriveranno con il passaggio al mercato libero (nella malaugurata ipotesi che non si intervenga) è destinato a peggiorare.

 

Prezzi: il patto anti-inflazione? Solo un’operazione di facciata.

Necessario colpire le speculazioni e tassare gli extraprofitti, per ricavare risorse da redistribuire alle famiglie con azioni di sostegno efficaci.

La firma del patto anti-inflazione avvenuta oggi ha sugellato, di fatto, un’alleanza tra Governo e imprese che si configura più come uno spot pubblicitario che come una reale misura di aiuto alle famiglie. Tutt’altro che un “bel messaggio”.

Di fronte a prezzi che sono più che raddoppiati rispetto a un anno fa, il Governo, senza neppure consultare le Associazioni dei Consumatori, pensa di risolvere le difficoltà delle famiglie e rilanciare la domanda interna affidando alle imprese della distribuzione, del commercio e dell’industria la facoltà di scegliere, a loro piacimento e con criteri ancora non ben definiti, un paniere di beni sui quali queste ultime si devono almeno limitare a non praticare ulteriori aumenti dei prezzi, fino al 31 dicembre (non è chiaro, poi, chi dovrebbe controllare). In cambio, il Governo attribuirebbe loro, propagandisticamente, il bollino antinflazione.

Operazione che sembra quasi un’ammissione di colpa, come a dire, con fare snob e un po’ sprezzante: “Abbiamo guadagnato talmente tanto finora con i rincari, che siamo talmente magnanimi da darvi tre mesi di respiro sui prodotti di prima necessità.”

Vogliamo sottolineare che, seppur non abbiamo nulla in contrario al fatto che si proponga un paniere di prodotti a prezzi calmierati, cosa che peraltro le catene della grande distribuzione già fanno autonomamente con le loro campagne promozionali, siamo convinti che non possa essere questa la soluzione alla grave crisi che le famiglie stanno attraversando. Famiglie che rinunciano ormai a beni primari, come carne e pesce (-16,9% secondo le rilevazioni dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori); ricercano sempre più assiduamente offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 49% dei cittadini); effettuano acquisti presso i discount (+11,9%). A questo si aggiunge l’avanzare del fenomeno della povertà energetica.

I bonus finora previsti dal Governo non sono sufficienti ad arginare la situazione di difficoltà in cui versano le famiglie, ormai non più solo quelle a basso reddito: a dimostrarlo, se ce ne fosse bisogno, ci sono i dati odierni dell’Istat che attestano un calo della fiducia di famiglie e imprese.

Siamo convinti che serva ben altro, per i cittadini e per il Paese, a partire da:

  • l’immediata reintroduzione degli sconti sulle accise sui carburanti e sugli oneri di sistema in bolletta elettrica;
  • il rafforzamento e l’estensione dei bonus sociali, anche istituendo un apposito Fondo contro la povertà energetica;
  • una revisione generale delle aliquote IVA sui beni e sui servizi che potrebbe portare, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori a un risparmio di 531,57 euro annui a famiglia;
  • la creazione di Osservatori territoriali, coordinati da Mr. Prezzi, che rilevino tempestivamente la dinamica dei prezzi al consumo su un paniere definito di beni e servizi, informando i cittadini sul prezzo più conveniente praticato localmente;
  • un ampliamento dei sostegni per chi non riesce a sostenere le rate dei mutui a tasso variabile schizzate alle stelle;
  • un serio e più efficace controllo sui fenomeni speculativi.

Misure importanti e concrete, che potrebbero essere finanziate non solo da un’intensificazione del contrasto a evasione ed elusione fiscale e da un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, ma anche e soprattutto con l’introduzione di nuove forme di tassazione sugli extraprofitti.