Prezzi: il patto anti-inflazione? Solo un’operazione di facciata.

Necessario colpire le speculazioni e tassare gli extraprofitti, per ricavare risorse da redistribuire alle famiglie con azioni di sostegno efficaci.

La firma del patto anti-inflazione avvenuta oggi ha sugellato, di fatto, un’alleanza tra Governo e imprese che si configura più come uno spot pubblicitario che come una reale misura di aiuto alle famiglie. Tutt’altro che un “bel messaggio”.

Di fronte a prezzi che sono più che raddoppiati rispetto a un anno fa, il Governo, senza neppure consultare le Associazioni dei Consumatori, pensa di risolvere le difficoltà delle famiglie e rilanciare la domanda interna affidando alle imprese della distribuzione, del commercio e dell’industria la facoltà di scegliere, a loro piacimento e con criteri ancora non ben definiti, un paniere di beni sui quali queste ultime si devono almeno limitare a non praticare ulteriori aumenti dei prezzi, fino al 31 dicembre (non è chiaro, poi, chi dovrebbe controllare). In cambio, il Governo attribuirebbe loro, propagandisticamente, il bollino antinflazione.

Operazione che sembra quasi un’ammissione di colpa, come a dire, con fare snob e un po’ sprezzante: “Abbiamo guadagnato talmente tanto finora con i rincari, che siamo talmente magnanimi da darvi tre mesi di respiro sui prodotti di prima necessità.”

Vogliamo sottolineare che, seppur non abbiamo nulla in contrario al fatto che si proponga un paniere di prodotti a prezzi calmierati, cosa che peraltro le catene della grande distribuzione già fanno autonomamente con le loro campagne promozionali, siamo convinti che non possa essere questa la soluzione alla grave crisi che le famiglie stanno attraversando. Famiglie che rinunciano ormai a beni primari, come carne e pesce (-16,9% secondo le rilevazioni dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori); ricercano sempre più assiduamente offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 49% dei cittadini); effettuano acquisti presso i discount (+11,9%). A questo si aggiunge l’avanzare del fenomeno della povertà energetica.

I bonus finora previsti dal Governo non sono sufficienti ad arginare la situazione di difficoltà in cui versano le famiglie, ormai non più solo quelle a basso reddito: a dimostrarlo, se ce ne fosse bisogno, ci sono i dati odierni dell’Istat che attestano un calo della fiducia di famiglie e imprese.

Siamo convinti che serva ben altro, per i cittadini e per il Paese, a partire da:

  • l’immediata reintroduzione degli sconti sulle accise sui carburanti e sugli oneri di sistema in bolletta elettrica;
  • il rafforzamento e l’estensione dei bonus sociali, anche istituendo un apposito Fondo contro la povertà energetica;
  • una revisione generale delle aliquote IVA sui beni e sui servizi che potrebbe portare, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori a un risparmio di 531,57 euro annui a famiglia;
  • la creazione di Osservatori territoriali, coordinati da Mr. Prezzi, che rilevino tempestivamente la dinamica dei prezzi al consumo su un paniere definito di beni e servizi, informando i cittadini sul prezzo più conveniente praticato localmente;
  • un ampliamento dei sostegni per chi non riesce a sostenere le rate dei mutui a tasso variabile schizzate alle stelle;
  • un serio e più efficace controllo sui fenomeni speculativi.

Misure importanti e concrete, che potrebbero essere finanziate non solo da un’intensificazione del contrasto a evasione ed elusione fiscale e da un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, ma anche e soprattutto con l’introduzione di nuove forme di tassazione sugli extraprofitti.

 

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