Naufragio migranti: accertare le responsabilità degli inammissibili ritardi ed errori. Il Governo avvii politiche nuove per le migrazioni e l’accoglienza improntate, prima di tutto, alla salvaguardia e al rispetto delle persone.

Sono passati oltre tre giorni dal tragico naufragio sulla spiaggia di Cutro e ora emergono con forza i primi elementi per fare chiarezza sul tragico ritardo dei soccorsi.

La Guardia Costiera ha spiegato ieri che l’operazione di ricerca del barcone, già individuato da un velivolo di Frontex (Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) la sera di sabato a circa quaranta miglia dalle coste di Crotone è stata effettuata come “operazione di polizia” (law enforcement) di contrasto di traffici clandestini e non come un’attività di soccorso in mare.  Questo spiega perché ad intervenire è stata la Guardia di Finanza, che non solo non ha mezzi adeguati ad affrontare il mare in quelle cattive condizioni, ma può intervenire solo nel limite delle dodici miglia territoriali, mentre il barcone si trovava, invece, in acque internazionali. Ecco perché, secondo le ricostruzioni, hanno atteso due ore prima di salpare.

Il resto è cronaca: l’imbarcazione non viene trovata, la navigazione diventa pericolosa per i mezzi delle Fiamme Gialle, che perciò rientrano ai loro ormeggi; anche un secondo tentativo di ricerca va a vuoto. Subito diverse voci dichiarano che le cose sarebbero potute andare diversamente se si fossero fatte intervenire le motovedette inaffondabili della Guardia Costiera, adatte ad affrontare il mare anche in quelle condizioni. Non si spiega, inoltre, perché non sia decollato un elicottero per individuare il barcone disperso.

Tutto sarebbe dipeso da un errore di valutazione, da un banale, tragico, inammissibile errore di valutazione. Così non si è effettuato un pronto intervento per soccorrere le 66 persone che hanno avuto la vita spezzata, 15 bambini, giunte in prossimità di una salvezza che tentavano di raggiungere, fuggendo dalla guerra e da altre immani tragedie. Questo è al momento il drammatico bilancio, ma sono ancora molti i dispersi.

La Procura di Crotone è chiamata, ora, a individuare le responsabilità dell’accaduto, che ci aspettiamo siano adeguatamente perseguite. Tale vicenda rappresenta però un evidente e imprescindibile richiamo, per lo Stato e per le coscienze di ognuno di noi: laddove i vincoli burocratici prendono il sopravvento sui valori e sui diritti fondamentali si entra nel perimetro di una pericolosa degradazione della dignità e della vita umana. Resta da chiedersi quanto contribuisca a creare queste situazioni grottesche l’affermarsi di un clima politico intriso di intolleranza del diverso, indifferenza al dolore altrui e di egoismo, giunto ormai fino allo sdoganamento esplicito di culti razzisti e pratiche violente, contro i quali occorre la vigilanza di tutti e il presidio delle istituzioni democratiche, a iniziare dalle agenzie educative e culturali.

È un monito che tutte le forze politiche, il Governo, il Parlamento e l’UE devono tenere ben presente nella definizione, quanto mai urgente e necessaria, di politiche nuove per le migrazioni e l’accoglienza improntate, prima di tutto, alla salvaguardia e al rispetto delle persone.

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