Inflazione: il tasso ad aprile rivisto lievemente al ribasso. Ricadute comunque pesanti per le famiglie, di circa 2.443,60 euro annui. Necessario trovare le risorse per aiutare le famiglie con misure strutturali.

L’Istat rivede leggermente al ribasso il tasso di inflazione: che si attesta al +8,2%, rispetto al +8,3% della stima preliminare. L’Istituto di statistica annuncia, però, che “la fase di rientro dell’inflazione si interrompe, principalmente a causa di una nuova accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati” (che passano da +18,9% al +26,6%). Un dato che non fa altro che confermare le dinamiche già rilevate sui mercati dell’energia, alimentando preoccupazione per i mesi a venire.

Questo andamento conferma quello che, da tempo, sottolineiamo: la necessità di mantenere obiettività e cautela, invitando a non cantar vittoria e ad allentare gli aiuti alle famiglie ad ogni minimo accenno di ribasso.

È importante evidenziare, infatti, come, con l’inflazione a questi livelli, le ricadute per le famiglie rimangano estremamente onerose: secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori pari a 2.443,60 euro annui a famiglia. Aumenti che non hanno lo stesso impatto per tutti: pesano molto di più per le famiglie meno abbienti.

Queste ultime, ma non solo, sono ancora costrette a mettere in atto rinunce e sacrifici: secondo le rilevazioni dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori i cittadini continuano a ridurre i consumi di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); a ricercare sempre più assiduamente offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 49% dei cittadini); ad effettuare acquisti presso i discount (+11,9%).

Questa dinamica accresce le disuguaglianze, le ingiustizie e le difficoltà nel nostro Paese: per questo si rende sempre più urgente che il Governo affronti questa emergenza con misure in grado di aiutare e sostenere in maniera strutturale e duratura le famiglie. Il taglio del cuneo fiscale va in questa direzione, ma sarebbe necessario, appunto, renderlo strutturale: limitare l’intervento a solo 5 mesi è insufficiente e rappresenta l’ennesima misura spot, per questo è fondamentale infondere maggiori sforzi nella ricerca di fondi per mantenere tale misura anche nel 2024.

Ci permettiamo di suggerire che le risorse necessarie per tali operazioni possono e devono essere reperite attraverso il potenziamento della lotta ai fenomeni speculativi, all’evasione e all’elusione fiscale, disponendo anche un aumento della tassazione su extraprofitti (non solo in campo energetico) e rendite finanziarie.

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